
Atti consiliari Regione Lazio
IX LEGISLATURA - RESOCONTO DELLE DISCUSSIONI - SEDUTA N. 9 DEL 3 NOVEMBRE 2010
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oggi sul territorio. E non è facile spostare un
reparto di questo tipo perché sono pazienti
complessi e difficili e non è facile riprodurre
gli stessi standard e gli stessi schemi
ospedalieri in altri punti dove ci sono
apparecchiature, attrezzature e quant’altro.
Quindi quando si mette mano alla sanità mi
rendo conto, ascoltando tutti i colleghi
politici che hanno molta più esperienza di
me, come molto spesso manchi quel
passaggio di persona informata dei fatti, di
colui che in tutti questi anni questo lavoro
l’ha fatto e l’ha fatto consapevole che si
poteva fare molto meglio, signor Presidente,
che si potevano assistere i pazienti in maniera
migliore, che si poteva arrivare in ogni casa
di ogni nostro paziente con quella sanità del
terzo millennio nella quale io cittadino,
giovane, vecchio, anziano o bambino, possa
avere la garanzia di essere ben assistito, quel
diritto primario che tutti noi dovremmo
avere.
Allora qual è la rivoluzione del Piano
Polverini? La rivoluzione del Piano
Polverini, signor Presidente, è che si
convertono gli ospedali in base a quelle che
sono le tipologie territoriali. Ho apprezzato
molto quando lei dice che andrà a discutere
con i territori, andrà a discutere con le
categorie mediche, andrà a discutere con tutte
quelle che sono le persone dei posti, perché
probabilmente lei non dimentica, al di là di
quelle cifre di cui ha tanto parlato, che stiamo
parlando di malati, di persone che soffrono,
di pazienti che stanno dentro a un letto e che
molto spesso dipendono dalla bontà e dal
sistema assistenziale che una rete ha creato
per loro.
Allora io vorrei qui a tutti voi colleghi far
presente che sono qui per caso, ci sono
arrivato per caso, ma vorrei portare a tutti voi
un messaggio non istituzionale, perché non
ce l’ho e difficilmente potrò essere un bravo
politico, però credo che tutti quanti noi - ed
ho apprezzato molto i toni del Presidente
Montino, mi fa molto piacere - abbiamo la
consapevolezza, perché a casa io ho Camilla,
che ha 13 anni e che non sa che dovrà
restituire 10, 11, 12, 13, quelli che saranno,
miliardi di euro, e che probabilmente, povera
Camilla, non c’entra neanche niente, no? Nel
senso che poi si è trovata a passare davanti a
un ristorante e le hanno detto “Guardi, si
accomodi alla cassa, sono 100 mila euro”;
dice: “Scusi, ma io sto passando qua
davanti”, e non ne sa niente!
Ma è inutile, secondo me sterile, guardare il
passato quando viceversa abbiamo davanti un
futuro all’interno del quale - tutti noi, come
dice la Presidente Renata Poverini - andare a
consacrare cinque anni in cui ognuno di noi
avrà fatto parte, a diverso titolo e natura, a
quella conquista forse dello scudetto più
bello che la vita potrebbe consentire di
vincere, quello di una Regione nella quale
ogni cittadino, a prescindere da dove si trova,
in una provincia, in un’altra provincia, in un
paese, possa avere un Mario Brozzi come
medico suo, non essendo costretto a venire a
Roma, perché io so chi è Mario Brozzi come
medico, non devo apprenderlo dagli altri.
Ecco, io vorrei che in ogni posto, in ogni
dove ci fosse uno come me che lo possa
ascoltare, assistere e curare adeguatamente.
Allora come si può fare tutto questo? Oggi
l’informatica, la telematica, le strutture, le
cliniche di prossimità, ci consentono di poter
avere una sanità nuova, quella del terzo
millennio, quella dove si arriva dentro ogni
casa, dove si porta un terminale della salute,
e forse un terminale della vita collegato con
un medico di base al quale probabilmente
questa riforma per la prima volta riconsegna
un entusiasmo nuovo e una speranza di
tornare a fare il medico, che forse molti
medici di base come me in questi anni
avevano smarrito. Magari questi medici di
base potranno andare a creare quelle cliniche
di prossimità laddove un paziente possa
andare non soltanto per farsi dire: “Vada in
un ospedale”, ad affollare quei pronto
soccorso di quei codici bianchi e verdi per i
quali praticamente basterebbe fare
un’ecografia, o un emocromo, che potrebbero
fare da qualsiasi parte. Allora se questo
medico di base, affascinato, consapevole,
convinto dell’impegno che oggi gli si va a
chiedere nel territorio nell’assistere i suoi
pazienti, si evolvesse in quelle strutture di
prossimità che questa riforma prevede,