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Atti consiliari Regione Lazio
IX LEGISLATURA - RESOCONTO DELLE DISCUSSIONI - SEDUTA N. 9 DEL 3 NOVEMBRE 2010
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infatti che, a differenza del Governo
regionale che mi ha preceduto, dal 2010 le
Regioni non potranno più beneficiare dei
fondi di accompagnamento nazionali. Alla
Regione Lazio sono stati erogati, a tale
scopo, un miliardo e 363 milioni di euro negli
anni 2006/09. Oggi questo non è più
possibile.
La Regione Lazio nel marzo del 2007
infatti aveva sottoscritto con il Governo un
accordo per il Piano di rientro del debito
sanitario nel quale si impegnava ad azzerare
il disavanzo entro il 2009 ed ha per questo
beneficiato del contributo di cui ho parlato.
In questi tre anni non è stato fatto nulla - o
perlomeno poco - che rendesse più efficiente
e razionale il sistema, ma soprattutto, a mio
avviso, non si è attivato quel sistema di
controlli che puntasse ad eliminare gli
sprechi. Noi lo abbiamo fatto anche mettendo
in campo la centrale unica per gli acquisti, la
chiamiamo “Carla”, che sta già dando degli
ottimi risultati e che produrrà, entro il 2012,
circa 800, 900 milioni di risparmi.
Mi è stata consegnata quindi una sanità
fuori controllo, capace di produrre, come tutti
sappiamo, ogni anno un ulteriore buco che si
aggira tra il miliardo e 4 e il miliardo e
mezzo di euro. Il 2009 si è chiuso con un
disavanzo, come ormai tutti sappiamo, di un
miliardo e 420 milioni di euro. Appena
insediata, nella qualità di Commissario, ho
messo a punto una serie di interventi con
l’obiettivo di “aggredire” immediatamente le
sacche degli sprechi.
Questi interventi ci hanno consentito, in
soli 5 mesi di gestione commissariale, di
ridurre il disavanzo previsto per il 2010 di
circa 350 milioni rispetto al 2009,
attestandosi al di sotto del miliardo e 100
milioni di euro, come certificato dall’advisor
contabile del Ministero dell’economia. Nei
tre anni di adozione del Piano di rientro
2007/2009 non si è fatto abbastanza o nulla
per implementare una strategia di
riqualificazione, riorganizzazione della rete e
delle offerte dei servizi ospedalieri che
affrontasse il problema dell’eccesso di
ospedali e un nuovo bilanciamento tra
ospedale e territorio. Ricordo però che sono
stati chiusi 3 ospedali nella città di Roma, 3
importanti ospedali.
E’ evidente che non è mai stata fatta una
programmazione sanitaria degna di questo
nome. Basti pensare che abbiamo una
struttura ospedaliera capace di offrire per
alcuni settori, come la riabilitazione, il
doppio delle giornate di degenza rispetto alla
media nazionale, mentre siamo assolutamente
carenti su altri servizi come le Residenze
sanitarie assistite ed altri dove, sapete,
mancano almeno 7 mila posti letto rispetto
alla disponibilità che la nostra Regione può
mettere in campo. Peggio, non si è proceduto
neanche ad acquisire le necessarie
informazioni propedeutiche alla elaborazione
di un simile progetto, e mi riferisco anche ai
criteri che ci hanno messo in forte difficoltà
nella gestione operativa del Piano proprio
rispetto alle banche dati.
In queste condizioni, in soli 5 mesi, ho
elaborato un Piano di riordino della rete
ospedaliera che bilancia il rapporto tra
ospedale e territorio, mettendo a disposizione
dei cittadini una serie di servizi
assolutamente necessari e che oggi mancano,
in particolare Rsa, hospice, assistenza
domiciliare, prestazioni ambulatoriali,
diagnostica, punti unici di accesso, percorsi
guidati all’interno della sanità della nostra
Regione, che adempie agli obblighi imposti
dal Ministero di garantire 4 posti letto per
mille abitanti, che individua per la prima
volta le reti di alta specialità, garantendo
quindi percorsi di cura appropriati per le
seguenti specialità: chirurgia della mano,
chirurgia plastica, cure palliative, cardiologia
e cardiochirurgia, emergenza, ictus cerebrale
acuto, malattie infettive, maxillofacciale,
oncologica, perinatale, trauma grave e neuro
trauma, malattie emorragiche congenite,
trattamento del dolore cronico non
oncologico.
Garantisce lo stesso livello di risposta
all’emergenza sia a Roma che nelle Province.
Abbiamo infatti previsto il rafforzamento
degli ospedali delle Province del Lazio, che
diventeranno DEA di secondo livello entro il
2011. E’ la prima volta che accade perché
fino ad oggi i DEA di secondo livello erano