
Atti consiliari Regione Lazio
IX LEGISLATURA - RESOCONTO DELLE DISCUSSIONI - SEDUTA N. 9 DEL 3 NOVEMBRE 2010
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contemporanea carenza di posti letto in
ambito residenziale e territoriale provocherà
un ulteriore allungamento delle degenze con
conseguente incremento dei costi e
intasamento dei reparti per acuti, i quali non
saranno in grado di smaltire i pazienti che
hanno bisogno di ulteriori cure.
L’intasamento dei reparti per acuti
provocherà a sua volta un ulteriore
intasamento dei pronto soccorso e viceversa.
Il Piano di riordino, inoltre, ha un effetto
diretto sul rapporto pubblico-privato, sui
posti letto per acuti.
I tagli sono stati feroci sulla post acuzie, sia
nel pubblico, che nel privato. In riabilitazione
pubblica la riduzione è stata di 581 posti
letto, pari al 34,8 per cento, mentre nel
privato si registra una riduzione di 1477 posti
letto, pari a meno 36,8 per cento, mentre
differente è stato il taglio sugli acuti, che ha
colpito solo il pubblico, con una riduzione
complessiva di 909 posti letto, pari al 5,5 per
cento, da 16.455 a 15.546, mentre i privati
registrano, sui posti letto per acuti, un
aumento del 4,5 per cento. Questo è il vero
terreno di riflessione. Si è dato ai privati, in
sede di contrattazione, acuzie in cambio di
post acuzie. Questo in qualche modo traccia
una discontinuità con il passato su cui
occorre riflettere.
Altri spunti di riflessione. Prima di
procedere alla riduzione dei posti letto di
acuzie e post acuzie era essenziale che la
Regione Lazio avviasse la realizzazione di
posti letto residenziali, tra l’altro già previsti
nel fabbisogno regionale, ed un forte e
immediato potenziamento della rete di
assistenza territoriale e domiciliare, ad oggi
totalmente assente nonostante quanto
previsto nel Patto per la salute 2010/2012. In
particolare, per quanto riguarda la rete di
assistenza residenziale, si rammenta che nella
Regione Lazio l’attuale carenza di posti letto
di RSA ammonta, come lei ha oggi ricordato,
a oltre 7000 unità, e che il precedente
Governo regionale aveva previsto
l’attivazione di 1000 posti letto, iniziativa
sospesa in modo inspiegabile.
Lei, Presidente, e vado a concludere, aveva
infine promesso durante la campagna
elettorale una ridiscussione a livello
nazionale del Piano di rientro. Ciò non è
avvenuto, e la Regione Lazio dovrà adeguarsi
a nuovi standard di posti letto entro breve,
mentre per le altre Regioni non sottoposte al
Piano di rientro sono previsti tre anni. Di
fatto la nuova rete ospedaliera dovrebbe
entrare in funzione tra pochi mesi.
Ci sarebbero anche altri spunti di
riflessione che vorrei sottoporre alla sua
attenzione e a quella dell’Aula, penso in
particolare alla sottostima dei fabbisogni
sanitari, alla mancanza di accorpamento dei
reparti ospedalieri pubblici, all’assenza di
linee guida per le prescrizioni di ricovero, al
mancato accorpamento delle strutture
amministrative delle Asl, o alla totale
inadeguatezza della divisione per macroaree;
senza parlare poi delle disastrose
conseguenze per l’occupazione di questo
Piano sanitario. Cosa ne sarà delle migliaia di
precari delle strutture sanitarie pubbliche e
private della Regione Lazio? Stiamo parlando
di lavoratori e lavoratrici che in molti casi
tengono in piedi interi reparti ospedalieri, e
che con fatica e sacrificio sopperiscono alla
cronica carenza di personale sanitario. Ci
saremmo aspettati da lei, anche per la sua
esperienza pregressa, una maggiore
sensibilità su questo tema.
Su tutto ciò, Presidente Polverini, lei dovrà
delle spiegazioni ai cittadini della nostra
Regione, in qualità di Commissario di
Governo non ha mai ritenuto opportuno
confrontarsi con l’opposizione, e non l’ha
fatto sin dal primo momento, quando alcuni
nostri consigli avrebbero potuto aiutarla a
dirimere questa ingarbugliata matassa, perché
parliamo di una vicenda molto complicata.
Oggi viene a discutere il suo Piano dopo il
verdetto del tavolo di verifica, un vero e
proprio insulto, direi, a quest’Aula, che pure
su un tema così delicato avrebbe potuto dare
un contributo positivo e importante.
Presidente, la sua “Regione solidale e
partecipata” è rimasta soltanto uno slogan di
un manifesto affisso nelle città del Lazio.
Ricordiamo l’inaccettabile trattamento
riservato ai sindaci della nostra Regione, che
chiedevano un confronto sulle decisioni